Tra le nebbie padane e i colli dell’Oltrepò si scoprono gioielli che esaltano il gusto e la cultura materiale locale.
Salame crudo di Varzi. Nel 1989 è stato il primo salame a ottenere il riconoscimento Dop. E’ prodotto utilizzando tutte le parti dell’animale, anche quelle più pregiate. Le origini risalgono ai Longobardi.
Salame d’Oca di Mortara. Tipico della Lomellina, vanta origini nella cucina Khaser: le comunità ebraiche della zona chiesero ai salumieri un salume allineato con i dettami religiosi in tema gastronomico. Loro risposero con un salame la cui forza è nella dolcezza del gusto.
La rana. Da cibo povero ad alimento d’élite apprezzato per la delicatezza della carne. A Pavia e dintorni si cucina in guazzetto: vino bianco, brodo e farina.
Asparago di Cilavegna. Tenero ma dal turione turgido, sapore delicato e raffinato. Coltivato in un’area specifica e in asparagiaie dal terreno sabbioso, deve rimanere coperto per conservare il suo tipico chiarore.
Cipolla rossa di Breme. Bastano due ettari di terreno intorno al comune di Breme per mettere al mondo una varietà di cipolla antichissima, dal sapore pungente ma dolce, e di dimensioni generose. Il suo gusto è davvero improducibile altrove.
Salsa Peverada. Farina, peperoncini, burro e aromi; eccellente per dare sapore ai bolliti di carne e alle magiche nebbie pavesi.
Schiaccia co’ ciccioli. Altra specialità del periodo invernale: è una focaccia con dentro la parte dura del grasso del maiale, macinata e cotta.
La Vulp. Ovvero, involtini di pasta di salame. Ricetta nata intorno al settecento, si fà avvolgendo un impasto di verza, spezie e vino rosso in fette di pasta di salame. Il nome deriva dall’uso di modellare gli involtini a forma di muso di volpe.
Torta Paradiso. Burro, farina, uova e zucchero. Nasce così alla Pasticceria Vigoni di Pavia, una torta che poi diverrà notissima in tutta Italia. E’ massimo esempio di come la semplicità possa generare alimenti dal gusto sopraffino.